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Ricerca scientifica, biblioteche e reality show

Indifferenza o rassegnazione?

Mesi fa si diffuse la notizia che l'università di genova assumeva ricercatori; tra i requisiti uno che mi fece pensare ad uno scherzo  ma così non era. Si assumeva un ricercatore disposto a lavorare senza stipendio! E così fu sancito ciò che penso da tempo, in italia la ricerca la faranno sempre di più i ricercatori che possono permettersi il lusso di farla.

Questa è la situazione. Indignarsi serve a poco, siamo pieni di precari che chissà se potranno mai accedere ad una pensione con i contributi che versano e non succede nulla.

Siamo rassegnati al peggio.Le professioni intellettuali rendono meno di una comparsata ai tronisti, giusto per dirne una. E nessuno ci trova nulla di strano, anzi sembra quasi ci sia una irrefrenabile corsa verso quel modello culturale. La corsa per fare i provini per un reality show la dice lunga sullo stato delle cose nel nostro paese.

Non mi ci trovo in questo mondo dove si invocano investimenti in ricerca, si fanno decine di seminari sul valore strategico della ricerca scientifica per un paese e poi? Non siamo nemmeno in grado di avere una biblioteca decente in ogni comune d'Italia! Diciamolo chiaro le nostre biblioteche normalmente fanno schifo! Quella del mio paese poi, vabbè stendiamo un velo pietoso.

A chi importa tutto cio? Tra un locale attrezzato per la mente e un reality meglio il secondo, no?

Non demonizzo i reality e tutto ciò che vi ruota intorno, ma è deprimente vedere un intero paese discutere dell'ultimo litigio al grande fratello e che se ne infischia dello sfascio culturale che ci circonda. 

Questa è l'Italia che ci ritroviamo e a quanto pare va bene a tutti, o quasi. Come uscirne? E se cominciassimo dalle biblioteche comunali?

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E innegabile, a mio modo di vedere, che il nostro paese è cresciuto molto negli ultimi anni, sia sul piano sociale che economico.

Agli inizi degli anni novanta le statistiche dipingevano un tipico paese post era agricola che affannosamente si avviava verso una modernità fatta di industria, terziario e lavoro intellettuale.

Dopo la ricostruzione fisica del paese inteso come centro urbano, anche se ancora non completa, cominciava la ricostruzione economica e sociale della nostra comunità. All'economia agricola ed edile, tipica degli anni 70 e 80, si affiancavano nuove realtà aventi nell'area industriale la loro massima espressione e concentrazione. I lunghi anni dell'emigrazione forzata sembravano destinati ad un pallido ricordo.

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